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al testo di Giovanni Abbate
Neanderthal
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Il bussolotto di Kronos mi gettò in un groviglio di vegetazione e grida di bestie che rompevano il silenzio.
Come un demone deforme m’impaurì il fuoco malignamente scaturito dall'alto. Ebbi il coraggio di rubarne un poco: era caldo e luceva e lo custodii perpetuandone i tizzoni a futura memoria.
Di mezzo alla notte fui attratto dall’odore di femmina e mi congiunsi a lei e mi piacque quell’odore di fieno umido. Quel lamento di desideri ci piacque. Ci tenemmo compagnia fino alla sponda del mattino. Da quella promessa fummo uomo e donna.
Compresi la morte – sempre immaginata come un prolungatissimo nascondimento – e imparai a seppellire i corpi con fiori e cibo perché potessero profumarsi e cibarsi dove non v'è segno.
Una sera mi venne di levare lo sguardo in alto – silenziosamente. Sentii in me farsi tenera l’inquietudine.
Pazientemente graffiai sulla roccia le cose che mi furono belle e questo di me che avvenne prima delle vostre teologie.
(da: Il venditore di suoni tattili - 2007)
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